Rituali e feste tradizionali nel mese di gennaio in Abruzzo

Testi e foto di Adriana Gandolfi tratti dal post: https://www.facebook.com/astrapescaraabruzzo/posts/230143741884555

Nel tradizionale mondo #abruzzese il ciclico susseguirsi delle stagioni e dei lavori, veniva scandito da appositi momenti rituali: le #feste ed i #pellegrinaggi. In questi culti popolari i #Santi, ciascuno venerato per proprie specifiche proprietà taumaturgiche, assimilarono spesso caratteristiche e attributi riferibili a più antiche divinità di ancestrale ritualità.

Per comprendere meglio i contenuti simbolici delle feste tradizionali d’#Abruzzo iniziamo il nostro “viaggio” attraversando mensilmente il ciclo calendariale come lo abbiamo ereditato. In epoca pre-industriale e della pre-globalizzazione, gran parte del nostro mondo viveva dei frutti della terra ed il ciclo dell’anno era scandito da cadenze stagionali e ritmi produttivi precisi. Così il calendario festivo si conformava alle esigenze di semina e raccolto, celebrandone i tempi e le ricorrenze. Il periodo calendariale che inizia col periodo solstiziale e natalizio, per concludersi a primavera inoltrata è relativo alle feste di #RIGENERAZIONE e #PROPIZIAZIONE.

Queste vengono simbolicamente associate all’astro solare e sono costituite da cerimonie rituali celebrate allo scopo di ottenere la benevolenza divina per l’abbondanza dei raccolti ed il benessere della comunità. Questi rituali iniziano con l’accorciarsi del giorno all’approssimarsi dell’inverno, proseguendo a scadenze calendariali, dal periodo natalizio fino a giugno, all’apice del percorso solare. Tipico elemento sacrale che contraddistingue questo genere di eventi è il fuoco, con il quale si festeggiano le ricorrenze solstiziali, soprattutto quella invernale ed i grandi falò accesi la notte dell’avvento in onore a Gesù Bambino ne costituiscono emblematico esempio.

Quindi con il mese di #gennaio si celebra il “ritorno” della luce e con i festeggiamenti dedicati a #SantAntonioAbate, protettore del fuoco “rigeneratore” si rinnova l’anno calendariale agricolo. L’aspetto rituale più emblematico, in Abruzzo, sono i grandi falò accesi in suo onore, i canti di questua e le sacre rappresentazioni in musica che raccontano le “Tentazioni di Sant’Antonio”.

ALTO VASTESE e VAL DI SANGRO (CH): mattina del giorno 1, canto di capodanno: “la maténàte”.
In occasione dell’epifania, la sera della vigilia, gruppi di paesani, girano per le abitazioni dei conoscenti suonando e cantando la “pasquetta”, consistente in strofe beneauguranti la nuova annata e ricevendo in cambio un rinfresco ed offerte varie.
Recentemente, la compagnia formata dai più giovani usa travestirsi come i biblici “magi”.

PALMOLI (CH). sera del 5, canto della “Pasquetta”
In occasione dell’epifania, la sera della vigilia, gruppi di paesani, girano per le abitazioni dei conoscenti suonando e cantando la “pasquetta”, consistente in strofe beneauguranti la nuova annata e ricevendo in cambio un rinfresco ed offerte varie.
Recentemente, la compagnia formata dai più giovani usa travestirsi come i biblici “magi”.

LAMA DEI PELIGNI (CH): serata del 6, la “Pasquetta del bambino”
Durante la serata dell’Epifania, gruppi di cantori girano per il paese, augurando la buona annata con la “Pasquetta” mentre, il resto degli abitanti si dirige in chiesa per salutare e baciare il bambinello neonato.

CARAMANICO, CITTA SANT’ANGELO, ROCCAMORICE, PESCOSANSONESCO, SAN VALENTINO (PE), CASOLI, FRANCAVILLA, LAMA dei P., TARANTA P. (CH); giornate del 16/17 e serate precedenti, rappresentazione delle “Tentazioni di Sant’Antonio”. (ampia diffusione regionale; le località citate sono a titolo esemplare).
Dalla domenica precedente la ricorrenza di Sant’Antonio Abate, gruppi improvvisati di attori e musicisti, danno vita alla rappresentazione itinerante delle “Tentazioni di Sant’Antonio”, che illustra melodrammaticamente, la lotta vittoriosa del santo, aiutato dagli angeli, contro il perfido demonio, dispettoso tentatore.
Il gruppo mascherato con i vari personaggi, fa il giro delle case dei conoscenti portando “Lu Sand’Anduòne”, quale augurio per un’annata felice e ricevendo, in cambio dell’esibizione, una lauta bevuta e beni alimentari stagionali come uova, salsicce; oppure denaro, utile per finanziare le prossime edizioni.

ARSITA e BISENTI (TE): serata del 17 e vigilia, canti di questua per “Sand’Andònie”
Gruppi di cantori e musicisti, provenienti dalle vicine contrade, vanno per le case di parenti e amici, per cantare le “orazioni” ispirate alla vita ascetica del santo eremita e le sue vicende contro il diavolo tentatore.
Le famiglie, in cambio offrono un veloce ristoro ed offerte tipiche del periodo quali, uova e insaccati di maiale.

FARA Filiorum Petri (CH): pomeriggio del 16, festa delle “Farchie”
Dopo un lavoro durato settimane, gli uomini del paese, divisi per contrade di residenza, portano a spalla o con i trattori, le loro “farchie”, davanti al piazzale del cimitero. Queste, consistono in gigantesche torri di canne legate assieme con pollòni di salice. Ogni contrada innalza la sua “farchia” e ne incendia la sommità per mezzo di un fragoroso petardo, in modo da riprodurre una gigantesca fiaccolata.
L’evento rievoca un miracoloso incendio che il santo provocò in un bosco della zona, per impedire agli invasori francesi di entrare in paese; infatti ogni 25 anni le “farchie” vengono fatte ardere in quel luogo, a contrada Vicenne.
Per tutta la serata, ogni contrada festeggia cantando le “orazioni” ed i canti profani, ballando e bevendo; finchè sopraggiunge il santo in processione per benedire le torri infuocate.
Fino al secondo dopoguerra altre “farchie” venivano incendiate a San Martino sulla Marrucina, attualmente la tradizione è rimasta solamente in contrada S.Silvestro.Anche nel vicino comune di Casacanditella, si incendiano alcune “farchie”, meno monumentali di quelle faresi, ma offerte al santo protettore con altrettanta devozione.

SAN VALENTINO (PE): pomeriggio del 16, “sbandimende di Sant’Antonio”Nella piazza superiore del paese, un abile banditore offre all’asta pubblica i generi alimentari e diversi, che nei giorni precedenti, gli abitanti hanno offerto allo scopo. Con il ricavato, si finanzierà la Festa di Sant’Antonio dell’annata successiva.
A conclusione, una “compagnia” effettua la versione locale della rappresentazione sulle “Tentazioni di Sant’Antonio”.
A notte, invece, viene fatta ballare la pupa, consistente in un grande fantoccio dalle fattezze femminili, con l’interno cavo nel quale trova spazio un uomo che la fa ballare al suono di organetto, mentre scoppiano i mortaretti ed i bengala colorati che ne contornano la figura.

SCANNO (AQ): mattina del 17, “Sagne di Sant’Antonio Barone”
L’appellativo “Barone” deriva dal fatto che la chiesa era proprietà di certi Baroni scannesi. Per devozione al santo protettore, all’imbrunire della vigilia viene acceso un falò sul sagrato esterno e viene offerta la “porchetta” a tutti i devoti. La mattina del giorno festivo, sulle stesse braci viene predisposto un enorme caldaio per cuocere le “sagne” di Sant’Antonio, conditecon la ricotta offerta dai pastori del paese.
Appena termina la messa, il parroco seguito dai fedeli, benedice il cibo fumante ed ogni abitante, munito di pentolino, riceverà la sua parte di “sagne consacrate” da riportare a casa per consumarle in famiglia.

COLLELONGO (AQ): dalla sera del 16 all’alba del 17, le “cottore” di Sant’Antonio.
Per devozione verso Sant’Antonio Abate, sette famiglie del paese fanno cuocere una minestra di granturco, i “cicerocchi”, in grandi caldaie di rame, sospese sul focolare, le “cottore” mentre, un quadro del santo troneggia nella stanza addobbata a festa.
Tale minestra viene benedetta dal parroco e, mentre continua la bollitura, i conoscenti con i gruppi di cantori e zampognari si alternano a visitare i focolari e, per compiere un rito beneaugurante girano col cucchiaione di legno i “cicerocchi” nella “cottora”, ricevendo vino e dolcetti per ristorarsi.
Durante la notte, i viandanti, si ritrovano davanti ad un grande fuoco, approntato dai giovani sulla piazza davanti alla chiesa.
All’alba, una sfilata di ragazze con le conche sulla testa portano il granturco lessato in chiesa, per offrirlo al santo ed ai fedeli mentre, le famiglie lo distribuiscono a parenti e amici che lo richiedono per devozione.

VILLAVALELONGA (AQ): dalla sera del 16 alla giornata del 17, la “Panarda” e “Sant’Antonio”
Alcune famiglie del paese, devote a Sant’Antonio Abate, allestiscono, ogni anno, un grandioso banchetto, chiamato “panarda”, che si protrae tutta la notte.
Le portate devono comunque, risultare attinenti alla tradizione alimentare del luogo e del contesto rituale.
Durante il pasto, intervengono le varie “compagnie” di questuanti, che accompagnati da fisarmoniche ed organetti, cantano il “Sant’Antonio”, ricevendo in cambio, cibo, vino e denaro. Intanto, in ogni piazza arde un grande fuoco,attorno al quale si riuniscono i vari gruppi, cantando e ballando.
Il giorno successivo, la festa continua con la processione del santo, e la benedizione degli animali. Inoltre, poichè in tale data s’inaugura il lungo periodo del Carnevale, per il paese si incontrano gruppi di giovani rivali, travestiti da brutti (vestiti di nero, con campanacci appesi al corpo) e da belli (vestiti di bianco, con cappelli ornati da nastri e fiori colorati).

ATELETA (AQ): giornata del 17, festa di “Sant’Antonio”
In mattinata si svolge la processione del santo per le vie del paese, con la benedizione degli animali. Nel pomeriggio, Sant’Antonio inaugura il Carnevale.
Davanti alla chiesa si radunano tutti i personaggi del corteo mascherato a tema storico, spesso ispirato alla fondazione del paese, ad opera di Gioacchino Murat, quando era il Re di Napoli, il quale concesse l’uso del territorio ai tanti contadini e bifolchi, che lo avevano sostenuto nella conquista del reame.
Tra le mascherine moderne ed anonime, indossate dai bambini, emergono quelle tradizionali, che rappresentano, il Generale e gli ufficiali giacobini, la bella cortigiana, i “zappaterra”.
La “mascherata”, capeggiata dal parroco, fa il giro del paese, per benedire le varie cataste infuocate, che sono state appena accese, in onore al santo protettore.
A notte fatta, tutte le famiglie si ritrovano attorno al fuoco per mangiare, ballare e cantare.

PESCOCOSTANZO (AQ): dalla sera del 16, al 17 “Sant’Antonio”
La sera della vigilia, giovani mascherati con i personaggi del Sant’Antonio, girano per le case, cantando e questuando vino e cibarie.
Il giorno dopo, nel pomeriggio, una grande catasta di legname viene accesa sotto la rupe dell’antico castello ed all’imbrunire verranno innalzate alcune mongolfiere, in onore al santo protettore.
Il resto della notte gli abitanti la passano vicino al fuoco per divertirsi e mangiare agnello e salsicce sulla brace.

CASTEL di SANGRO, ALFEDENA, SCONTRONE (AQ): sera del 17, “fuochi di Sant’Antonio”
Ricorrenza celebrata in gran parte delle località dell’Alto Sangro.
All’imbrunire, in onore al santo eremita, gli abitanti di rioni e contrade accendono grandi falò preparati nei giorni precedenti con legna offerta dalle famiglie, che la sera ci si ritroveranno per passare la notte in allegria, ballando e cantando.

SAN SEBASTIANO di BISEGNA (AQ): giornate del 19 e 20, “San Sebastiano”
Presso l’abitazione di una famiglia devota, che annualmente si offre allo scopo, sin dai giorni precedenti si provvede ad impastare e confezionare le “panette”, costituite da otto sferette di pasta con al centro, marcate, le iniziali di San Sebastiano martire.
La mattina del 19, alcune ragazze nubili, vestite di rosso, portano le “panette” alla chiesa del santo, fuori del paese, in canestri coperti con stoffa rossa (questo il colore ricorrente in questa festa, perchè si associa al colore del sangue versato dal santo durante il martirio).
A metà tragitto, incontrano il corteo che reca la statua del patrono e proseguono assieme il percorso.
Durante la messa, il sacerdote, benedice i pani e le ragazze iniziano la distribuzione tra i fedeli.
A sera, il corteo ritorna nell’abitazione che ha organizzato la festa, davanti alla quale si accende un grande falò e, mentre vengono offerti dolcetti e bicchieri di vino, continua la distribuzione delle “panette”, che non verranno consumate subito, ma conservate a casa, per essere utilizzate in contesti magico-terapeutici o antitempestari, durante i temporali pericolosi per i raccolti.
Il giorno 20, infine, la messa solenne, la processione del santo e l’ultima distribuzione dei pani, concludono i festeggiamenti.

QUADRI (CH): MATTINA del 20 “San Sebastiano”
Fragorosi fuochi pirotecnici aprono la festa sin dal primo mattino.
Dopo la messa di mezzogiorno, un corteo di donne offerenti seguono la processione con il Santo patrono recando conche di rame colme di offerte alimentari che nel pomeriggio verranno bandite in un’asta pubblica per finanziare le spese della festa.
Conclude la giornata, Il caratteristico “ballo della pupa”, un fantoccio dalle fattezze femminili, vuoto all’interno dove alloggia un uomo che la fa ballare a suon di musica mentre esplodono in successione una serie di fantasmagorici petardi con girandola e fumogeni colorati che ne contornano la figura.

ORTONA (CH):sera del 20, scoppio del “Vaporetto”
Appena finita la celebrazione della massa serale, da un cavo d’acciaio posto tra un capo e l’altro della piazza antistante la cattedrale, parte un marchingegno, dalla forma di barchetta, il quale, essendo alimentato dalle continue esplosioni dei fuochi pirotecnici di cui rivestito, deve compiere un tragitto completo di andata e ritorno. A seconda dell’esito del percorso, i marinai traggono auspici e pronostici relativi al rendimento dell’annata.
In alcune osterie locali ancora d’uso gustare una cena tipica dell’occasione, a base di baccalà e broccoli soffritti con aglio e peperoncino al “puzzunétte”, il padellino a tre gambe del focolare domestico.

VILLALAGO (AQ): serata del 22, “Fanoglie per San Domenico”
Dai giorni precedenti la ricorrenza della morte di San Domenico Abate, patrono del paese, gruppi di ragazzini vanno per le case raccogliendo legname ed altro combustibile per preparare un grande fuoco per ogni rione, detto “fanoglia”.
All’imbrunire del 22, dopo la messa serale, tutte le famiglie si ritrovano attorno al proprio fuoco rituale, acceso in onore al santo per cantare e brindare all’anno nuovo.

SAN MARTINO sulla Marrucina (CH): mattina del 23, “Sposalizio dei Santi Sposi” (o di “San Giuseppe”)
Durante la messa di mezzogiorno, il sacerdote celebra l’unione in matrimonio, tra le due statue riproducenti, San Giuseppe e Vergine Maria, che sin dalla sera precedente sono state vestite a festa ed ornate di fiori e da alcuni decenni, con l’occasione, è usanza rinnovare i voti delle coppie sposate.
Finita la funzione, i fedeli ricevono una bomboniera con i confetti, considerati di buon augurio per chi si sposerà durante l’anno. Quindi, gli uomini prendono la statua dello “sposo” e le donne, quella della “sposa” ed escono dalla chiesa, portandole trionfalmente, come in un corteo nuziale, per le strade del paese. Al loro passaggio, i compaesani, affacciati alle finestre, lanciano petali di rose e confetti augurando ogni bene alla coppia sacra.

Testi e foto di Adriana Gandolfi tratto dal post: https://www.facebook.com/astrapescaraabruzzo/posts/230143741884555

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