Villa del Fuoco, nozioni storiche

Villa del Fuoco – borgo, frazione, area esterna alla Piazzaforte -, nasce in modo autonomo rispetto a Pescara, ma poi diviene, nel corso del 1700, una specie di “dependance” della Piazzaforte, e comunque appare una località storicamente individuata in un borgo articolato intorno alla chiesa della Madonna del Fuoco. La Villa del Fuoco, nei tre secoli in cui la città di Pescara fu chiusa all’interno delle mura, circondata da un ambiente malsano, fu il luogo in cui rifugiarsi, dove molti pescaresi preferirono vivere piuttosto che all’interno della fortificazione, tanto che in alcuni periodi il numero degli abitanti superò quello dei cittadini della Piazzaforte. Quindi il 1600 è il momento in cui si articola La Villa del Fuoco moderna, come “dependance” di Pescara.

Il nome del borgo può far pensare a reminiscenze pagane, o anche Longobarde, però non è il caso di avventurarsi in simili riflessioni. nel tempo, comunque, con tale denominazione si indicò tutta l’area fuori la Piazzaforte, fino a Colle Orlando e oltre.
Il problema dell’acqua stagnante fu il vero e primo dramma per le aree pianeggianti di Pescara e soprattutto per quelle a sud del fiume. Lo abbiamo riscontrato nel corso dei secoli e fino a quando non si è deciso un intervento con una forte bonifica, la mala aria ha rappresentato per gli abitanti il grande terrore. Infatti nel “Regolamento di polizia urbana e rurale del comune di Pescara” del marzo 1852 si leggeva, all’art. 5:
Tutti i possessori di fondi rustici nel tenimento di Pescara, e di Villa del Fuoco sono strettamente obbligati a mantener sempre puliti i fossi di loro proprietà che circoscrivono i fondi, o gli altri di qualunque natura essi siano che si trovino né fondi medesimi: dando così lo scolo alle acque nel loro regolare declivio, da maniera che in quelle non rimanga acqua stagnante e capace di alterare la pubblica salute, specialmente nella stagione estiva.

l’importanza di Villa del Fuoco si ricava anche dalla popolazione che, in talune epoche, fu addirittura superiore a quella di Pescara. Infatti, Giovanni Cirillo, autore di un importante e coraggioso (per la carenza di fonti e di notizie certe) lavoro dal titolo La mia Villa del Fuoco ha evidenziato i seguenti dati:
Situazione della dislocazione delle abitazioni nel 1810.
Si tratta di indicazioni ricavabili dal ruolo della contribuzione personale in cui per ogni contribuente è indicata la via o la contrada di residenza. Sarà bene ribadire che Villa del Fuoco di questo periodo debba intendersi in senso lato, quindi, comprese le estensioni che oggi riguardano: porto turistico, stadio, pineta, S. Donato e colle Orlando. Facendo una ricognizione sulla contrada partendo dalla zona a mezzo giorno, si rileva un solo contribuente in “Villa del Foco vicino alli Chiappini” (zona pineta). Mentre: 4 contribuenti di “Villa del Foco al Raiolo (zona via Stradonetto e via Raiale), 12 a “Villa del Foco al Colle Orlando” (zona Colle Orlando), 14 in “Villa del Foco al Collo della Polverista” ( zona San Donato), 16 nella “Villa Rangitella” ( zona via Tavo), piccola 19 a “Villa del Foco a Villa Cucullo” ( zona Colle Pizzuto), 29 alla “Strada del Sacco” ( zona via Sacco), 36 alla vecchia chiesa della Madonna del fuoco ( primo tratto v. Aterno ), 56 alla “Strada Reale” (parte di via aterno), 4 nella “Villa Alfonsina” (zona non individuata). Dalle indicazioni sopra riportate si deduce ampiamente che la zona più popolata all’epoca era concentrata in via “S. Maria del Foco”, ossia lungo l’attuale via Aterno. In quanto a popolazione, da un rilievo del 1829 si legge che gli abitanti di Villa del Fuoco raggiungono la ragguardevole cifra di 1341 unità (quando Pescara ne aveva appena 1098) di cui 681 maschi e 660 femmine. L’Università di Pescara, che nel corso del 1600 e 1700 era il modello amministrativo gestionale del territorio, comprendeva: Pescara, Villa di Castellammare e Villa del Fuoco. Quando nel 1806 Castellammare si scisse, si articolarono due comuni autonomi: quello di Castellammare, appunto, e quello di Pescara, che comprendeva anche Villa del Fuoco. Nello stesso periodo si costituì anche il comune autonomo di San Silvestro che comprendeva Fontanelle e aree del chietino. Si legge nel documento già citato sia per Castellammare che per Pescara, a seguito della visita Nel giugno del 1791 del Generale delle Province Giuseppe M. Galanti: “Giornale del viaggio eseguito di Real ordine dell’anno 1791 per la visita generale dell’Abruzzo”:

[…] Dopo visitata Pescara e dopo attraversata la bella campagna Piana lungo il fiume, che è molto aperta e molto fertile, si fece ritorno a Chieti […].

Tratto dal libro: “La Cucina Pescarese nel Tempo”
come si mangiava a Pescara e Castellamare di Licio Di Biase